Il Veneto del grano duro: capacità imprenditoriale batte Ogm Pubblicato il: 19/07/2010 |
Fatti&Personaggi: Franco Manzato |
Il Veneto ha una vocazione speciale per il grano duro. «E senza ricorrere a semi geneticamente modificati -ha dichiarato Franco Manzato, assessore all'Agricoltura del Veneto, ma semplicemente selezionando quelli più adatti, grazie alla volontà e alla tenacia di un nostro imprenditore che ha fatto le sue verifiche e ha deciso di produrre pasta a km 0. E che per di più adotta e mantiene i boschi per avere crediti verdi». L'assessore Manzato addita un ulteriore esempio virtuoso di un Veneto capace di ricercare e innovare per creare ricchezza e "che non ama gli ogm, perché sa che comprometterebbe un'economia agricola fondata su qualità, tipicità, biodiversità e sapori unici. Di esempi così nel Nord Est ce ne sono molti altri - aggiunge Manzato- e sono quelli che hanno dato vita a eccellenze straordinarie come ad esempio il Manzoni Bianco e il Manzoni Rosso in enologia». Una coltura, quella del grano duro, finora considerata da regioni meridionali calde o da aree del mondo vocate, dalle quali importiamo milioni di tonnellate di prodotto per produrre la pasta di grano duro da fare asciutta. E invece nel 2009 il Veneto ha convertito a questa coltura 12mila ettari, con un raccolto di 63mila tonnellate. Un prodotto emergente "e con un mercato sicuro, perché viene coltivato per così dire già venduto, grazie ad una alleanza ormai pluriennale tra agricoltori e l'imprenditore appassionato Pierantonio Sgambaro, titolare di un pastificio e un molino di famiglia a Castello di Godego, in provincia di Treviso, che ha puntato proprio ad una produzione di vicinato, sceglie le sementi e accompagna la maturazione del raccolto con una assistenza tecnica mirata. Oggi, due terzi del grano duro utilizzato per fare la pasta "Jolly Sgambaro" è di fatto a "chilometri zero", l'unica certificata in Italia, ottenuta da acqua di una sorgente in un terreno di proprietà e da grano duro raccolto in Veneto e in parte nella vicina Emilia Romagna. «L'operazione -spiega lo stesso Sgambaro- è funzionale ad un progetto specifico, con il quale abbiamo unito qualità, ricerca e innovazione anche in funzione di una produzione di nicchia che dà valore aggiunto all'intera filiera, a partire proprio dall'azienda agricola».
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