Diverse fonti storiche, tra le quali l'autorevole Plinio il Vecchio, ci informano che gli antichi egiziani si procuravano gran parte dell'oro necessario alla loro opulenta civiltà nel Wawat, imprecisata località o regione nel deserto montuoso della Nubia sudanese situata genericamente tra il Nilo e il Mar Rosso. Peraltro la parola Nubia, che da sempre indica l'estrema regione settentrionale del Sudan, nella lingua degli antichi egizi significava oro (nbw). Gli Annali del faraone Thutmosi III, appartenente alla XVIII dinastia del Nuovo Regno, confermano che in quel tempo - 1400 a.C. - dalle miniere di quarzo aurifero del Wawat venivano estratti fino a 776 chilogrammi all'anno del prezioso metallo. Di Berenice Pancrisia, la città tutta d'oro dei Tolomei, si favoleggiò per secoli, fino a farla entrare nella leggenda ed a dubitare della sua reale esistenza, anche perché si diceva che gli afrite, gli spiritelli dispettosi suoi gelosi custodi, l'avrebbero fatta sparire dagli occhi di quanti fossero mai riusciti a vederla.
Berenice è stata localizzata soltanto nel 1989 da una spedizione italiana guidata dai fratelli varesini e esploratori sahariani Castiglioni, basandosi sulla mappa di un geografo arabo del IX secolo: si trova nell'alveo del wadi Allaqi, una vallata a 500 chilometri ad est del Nilo poco sotto alla latitudine di Abu Simbel e appena a sud del confine sudanese, una regione montagnosa e in parte ancora inesplorata popolata da rari pastori nomadi beja, gente diffidente e scontrosa che spesso non ha mai incontrato uomini bianchi. Sommarie ricerche hanno dimostrato che si tratta di un vasto insediamento capace di ospitare fino a 10mila abitanti, dominato e difeso da due imponenti roccaforti, con edifici costruiti con blocchi di granito e oltre un centinaio di miniere attivate. Le macine, i pestelli, i muri crollati, gli strumenti, i cocci sembrano essere stati abbandonati appena ieri; invece … Saranno gli scavi archeologici in corso a raccontarci la storia di Berenice, la città mineraria dell'oro dei faraoni. Oggi vi sopravvivono sparuti gruppi di beja, una delle più antiche etnie della Nubia.
IL VIAGGIO. L'operatore milanese "I Viaggi di Maurizio Levi", specializzato in percorsi di scoperta nei deserti di tutto il mondo e specialista sul Sudan dove dispone tra l'altro di proprie confortevoli strutture ricettive, è l'unico che nel proprio catalogo "Deserti" propone un'originale spedizione esplorativa di 16 giorni in fuoristrada nel deserto nubiano durante il quale verranno visitate Berenice e altri siti archeologici poco noti della Nubia. Dopo la visita del ricco museo nella capitale Khartoum, dove ammirare i reperti delle diverse civiltà che si sono susseguite per millenni nel territorio, e il colorato mercato nell'antica capitale Omdurman, l'itinerario tocca gli imponenti templi di Naga e Musawwarat, tra le cui rovine pascolano le capre, la città e la necropoli con le aguzze piramidi di Meroe (antica capitale dell'omonimo regno che sopravvisse per secoli a quello egiziano), il deserto del Bayuda con i suoi coni vulcanici, quindi attraverso il deserto orientale (una delle regioni meno battute di tutto il Sahara) raggiunge le montagne verso il Mar Rosso dove si trova Berenice. Da qui si ritorna sul Nilo all'altezza della sesta cateratta. Uniche partenze di gruppo il 26 dicembre 2010 e il 18 febbraio 2011 con voli di linea Lufthansa da Milano e Roma, alloggio in tenda e albergo, guida italiana, quota di 3.160 euro con pensione completa. In Sudan Viaggi Levi organizza diversi altri itinerari in fuoristrada di diversa durata.
Info: www.deserti-viaggilevi.it
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