Strano Paese il Bhutan, ma decisamente affascinante oltre ogni immaginazione. Questo regno montuoso di contadini e di pastori si trova al centro nel settore orientale della catena himalayana, schiacciato tra il Tibet cinese a nord e l'India su tutti gli altri lati. Fino agli anni 70 era una delle nazioni più isolate e inaccessibili del pianeta, fermo ad un Medioevo feudale: non c'erano strade né aeroporti, per accedervi occorreva un invito personale del re, non possedeva moneta, telefoni, scuole, ospedali, poste, alberghi, televisione e tante altre cose per noi usuali. Poi un giovane sovrano colto e illuminato nel giro di qualche decennio ha modificato decisamente la situazione: oggi il 90 % della popolazione ha accesso gratuito alla sanità, il 78 all'acqua potabile, l' 88 alla rete fognaria e via discorrendo, con parametri sociali da primato in Asia. Ma con una preoccupazione di fondo: non snaturare in alcun modo l'identità culturale del paese, basata sull'habitat, sulle tradizioni ancestrali e sulla religione. Una crescita prudente e controllata, un piede nel presente, ma senza rinunciare al passato. I monaci ora trascrivono il sacri testi sui computer, ci sono internet e i telefonini, ma i giovani si divertono ancora con il tiro con l'arco, lo sport nazionale, e non si perdono gli tsechu, le coreografiche feste religiose e popolari vecchie di secoli.
In Bhutan esistono tre zone geografiche e climatiche differenziate: a nord le vette himalayane alte fino a 7.500 m e con il 20% di nevi perenni con clima e vegetazione alpina, al centro erte montagne segmentate da profonde vallate difficili da superare ricoperte da foreste temperate, a sud colline e pianure quasi a livello del mare dal clima tropicale; il tutto in uno spazio di appena 150 km. Questa rilevante varietà ambientale produce anche notevoli differenze in termini di flora, fauna ed ecosistemi, tanto da poterla considerare una nazione chiave per la salvaguardia della diversità biologica mondiale, con l'aggiunta di possedere alcune delle più antiche specie vegetali della terra. Le foreste ricoprono il 72% del territorio con 5mila specie di piante, 300 di erbe medicinali e 457 di funghi, 165 mammiferi con specie rare come hangar dorato, leopardo delle nevi, panda rosso e tigri, 675 varietà di uccelli. Oltre un quarto del territorio risulta protetto, caccia e bracconaggio inconcepibili. Addirittura è l'unico posto al mondo a possedere una riserva per preservare l'habitat dello yeti, l'abominevole uomo delle nevi, alla cui esistenza credono quanto a quella degli spiriti maligni, tanto che ogni casa possiede un acchiappafantasmi per intrappolarli. I principi della filosofia e dell'etica buddista mahayana, che predicano la moderazione e il distacco dalle passioni terrene per raggiungere l'illuminazione, permeano ogni attimo di vita dei butanesi, e ogni famiglia si vanta di avere un figlio monaco. I butanesi sono persone semplici, tranquille e serene, piuttosto egualitari e senza privilegi di censo o di casta, identici anche nell'indossare l'abito tradizionale ogni giorno. Grazie all'isolamento ambientale, sono l'unico popolo della regione indiana a non aver mai subito invasioni o domini stranieri.
IL VIAGGIO. L'operatore milanese "I Viaggi di Maurizio Levi" propone in Bhutan un originale itinerario di 16 giorni da ovest ad est, toccando anche le misconosciute aree orientali, entrando via terra dal West Bengala indiano ed uscendo dall'Assam indiano, in occasione dei principali festival religiosi. Partenze mensili con voli di linea Lufthansa da Milano e Roma da ottobre a giugno 2011, oppure settimanali individuali con guida inglese, pernottamenti nei migliori hotel esistenti con pensione completa, accompagnatore dall'Italia, quote da 4.280 euro. In Bhutan Viaggi Levi propone anche un altro itinerario di 12/13 giorni, con quote da 3.580 euro.
Info: www.deserti-viaggilevi.it
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