L'ultima domenica di Carnevale (6 marzo), a Castelnuovo al Volturno, frazione di Rocchetta al Volturno (Isernia), si ripropone un'antichissima rappresentazione, quella dell'Uomo Cervo.
Non è possibile stabilire l'esatta origine del rituale (che ha chiarissime componenti magico-religiose e si realizza sotto forma di pantomima), ma il fatto che esso rappresenti anche una scena di caccia, lascia intendere che sia davvero antichissima. Gli uomini preistorici, infatti, prima ancora di diventare pastori o contadini sono stati cacciatori. E che il mascheramento attraverso il quale il rituale si realizza sia proprio quello d'un uomo-cervo non fa che accrescere la considerazione che il carnevale di Castelnuovo sia una reminiscenza delle più remote "scene simulate" rappresentate dall'uomo.
Tutto inizia con il tintinnio di più campanacci, suonati con una cadenza ossessiva, proveniente dalla montagna. Si tratta delle "Janare", streghe dai lunghi capelli, le quali annunciano il terribile rito che si sta per rinnovare, seguite dagli zampognari. Un grido risuona nell'aria: "Gl' Cierv'! Gl' Cierv!" che annuncia l'arrivo della Bestia, il "Cervo" (un attore coperto di pelli e con grandi corna ramificate sul capo, il volto, le mani dipinti di nero e il petto ornato di campanacci). Ostentando forza e cattiveria, irrompe nella piazza distruggendo tutto ciò che incontra nel suo cammino e aggredendo la gente finché non entra in scena una "Cerva" con un pellame più chiaro e movenze più aggraziate con cui comincia il corteggiamento. L'intero paese ha paura. In scena entra un personaggio con un cappello a punta, "Martino", che immobilizza gli animali. È un personaggio misterioso, vestito di bianco, una sorta di mago venuto dalla montagna. Rappresenta il Bene. Cerca di arginare la furia delle Bestie, armato soltanto del suo bastone, quindi, riesce a legare gli animali con una corda. Ma i Cervi riuscono a liberarsi e ricominciano a terrorizzare la gente. Soltanto l'intervento di un "Cacciatore", una sorta di giustiziere, riesce a fermare le distruzioni mentre le Bestie si accasciano in un improvviso silenzio, sono morte. Il Cacciatore però si avvicina ai due corpi, si china e soffia nelle loro orecchie; come per incanto le Bestie rivivono in una ritrovata dimensione naturale, liberate dal Male. Viene quindi acceso un grande falò purificatore. Dai vicoli, attratte dal fuoco, riappaiono le Janare, le streghe. Danzano perché, ricordano, la magia pervade ogni angolo della terra, ogni momento della nostra vita, se soltanto abbiamo la capacità di cercarla. (Fonte: L'Uomo-Cervo di Mauro Gioielli)
Info: www.iserniaturismo.it
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