A metà Ottocento quasi mille osterie e alberghi Pubblicato il: 21/03/2011 |
Fatti&Personaggi: Città di Milano |
Per l'anniversario dell'Unità d'Italia così era la Milano di metà Ottocento, con 6241 attività. In testa c'erano le osterie (430, il 6,9% del totale) con alberghi e bettole (408, 6,5%) in una città aperta al passaggio e agli affari. Poi sarti (310, il 5%), liquori e vini (301, 4,8%), calzolai (206, 3,3%), tessitori (195, 3,1%), carrai (185, 3%) e carbonai (181, 2,9%). Ma c'erano anche agenti di cambio (22) ed artisti (62 tra pittori e scultori compreso Hayez, che aveva bottega in via della Spiga negli anni prima dell'Unità), cioccolatai (60) e venditori di suppellettili religiose (50). 44 i fiaccheri (taxisti a cavallo). Inoltre grandi mercanti, commissionari, spedizionieri e negozianti in coloniali, droghe, lane, cotoni, filati e metalli. E poi arrotini, intagliatori, "apparatori di chiese", calzolai, cappellai, costruttori di carrozze, sellai, maniscalchi, calcografi, incisori, pittori, mobilieri, mugnai, orologiai, orefici, parrucchieri, tipografi, librai e vetrai. Le donne lavoravano come "cavamacchie (28), lavatrici e soppressatrici (stiratrici)" e sarte. Chi poteva permetterselo, di sera, magari chiamando un fiacchere (taxi di allora), si svagava girando per le numerose bettole, caffè, locande, offellerie (57, con confetti e caramelle), osterie e trattorie. Tra gli imprenditori dell'epoca al posto dell'odierno Brambilla i nomi più diffusi sono Colombo (36), Bianchi (31), Rossi (29), Cattaneo (26), Galli (26) e Villa (26). Queste le attività produttive note alla Camera di Commercio di Milano nel registro dell'epoca. |
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