Cina-Pakistan: i deserti della via della seta Pubblicato il: 01/06/2009 |
Dai Tour Operator: I Viaggi di Maurizio Levi > 6 luglio, 3 agosto e 7 settembre 2009 |
Il termine Via della Seta (coniato nel 1909 da un geografo tedesco) evoca viaggi avventurosi di carovane cariche di merci esotiche (a cominciare proprio dal prezioso tessuto) che nell'antichità consentivano traffici commerciali e scambi di prodotti tra l'estremo Oriente e il bacino del Mediterraneo. In realtà si dovrebbe parlare di vie al plurale, in quanto in un lasso di tempo lungo oltre un millennio e mezzo e su una distanza superiore ai 7mila chilometri, non esisteva un unico itinerario. Era, invece, un'intricata rete di percorsi che copriva tutta l'Asia e che, oltre a spostare merci da un estremo all'altro, serviva anche egregiamente per muovere cose, uomini e idee all'interno del continente stesso. Quello che sappiamo per certo è che la produzione di stoffe di seta nacque nella Cina sud-orientale almeno nel 2.700 a.C. Per alcuni millenni i cinesi riuscirono a mantenere il segreto sul processo di produzione, poi dovettero accontentarsi di mantenerne il monopolio, cosa che hanno in parte ancora oggi con l'82% della produzione mondiale. Già nel IV sec. a.C. la seta era nota in Occidente, tanto che Greci e Romani chiamavano Seres la Cina, cioè Paese della seta. Nella Roma repubblicana e imperiale questo tessuto divenne ben presto un vero status symbol della nobiltà, tanto da pagarlo a peso d'oro. I due grandi imperi dell'epoca cercarono più volte di stabilire un contatto diretto, senza però mai riuscirvi a causa della rilevante distanza e delle difficoltà che si frapponevano ad un così lungo viaggio. Difficoltà che riuscivano invece a superare le merci, grazie al tornaconto economico dei mercanti. Attorno al 550 i primi bachi giunsero a Costantinopoli, ma l'interscambio continuò intenso ancora per secoli, perché oltre ai tessuti viaggiavano da est ad ovest anche lacche, porcellane, spezie e tè, mentre in senso inverso andavano altre spezie, profumi, pelli, metalli, medicinali, oro, perle, diamanti, coralli e vetri. E assieme alle merci viaggiavano anche idee, conoscenze e tecnologie. Su quelle rotte polverose attraverso montagne, fiumi, steppe e deserti si mossero eserciti, ma anche fedi, come zoroastrismo, manicheismo, nestorianesimo, buddismo, taoismo e islam. Tanti fili sottili ma tenaci, che legarono tutto il mondo di allora, in una globalizzazione ante litteram di prodotti, uomini e acquisizioni. Ovviamente non era la stessa carovana a portare le merci da Xi'an in Cina ad Antiochia in Siria: queste cambiavano padrone, mezzo di trasporto, prezzo e itinerario mille volte, ma alla fine giungevano sempre a destinazione, dopo un viaggio che non durava meno di 8 mesi. E a trasportarle, in un'immaginabile babele di lingue, si alternavano buoi, yak, cavalli, muli, cammelli e dromedari. Lungo questi percorsi mercantili sorsero oasi, mercati, fortezze, caravanserragli e città, e con il benessere economico indotto fiorirono anche durature civiltà. Tutto questo terminò attorno al 1300, quando i minori costi del trasporto marittimo e l'insicurezza nell'Asia centrale dopo il crollo della "pax mongolica" decretò la fine dei commerci transcontinentali lungo la gloriosa Via della Seta, appena poco dopo i racconti lasciatici ne Il Milione da Marco Polo. |
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